Come stai – 2009

Per una fistola ci vogliono due interventi???

Ciò che Le è stato prospettato è del tutto corretto: è piuttosto difficile, infatti, curare una fistola prima di aver curato un ascesso. Ciò è dovuto proprio alla natura del problema. La fistola, infatti, è una specie di tunnel che si apre tra il retto e la cute del perineo. A provocarla è probabilmente, una ghiandola anale che secerne muco: può infatti capitare che si otturi e che il muco, prigioniero, s’infetti e formi un ascesso.

Nel tentativo di diminuire la pressione, l’ascesso si scava una strada verso la cute. Così nasce la fistola. Di solito le fistole esordiscono con un ascesso perianale: si avverte dolore e tensione nella sede e si nota un rigonfiamento. Dopo pochi giorni, l’ascesso si apre da solo, nel retto o all’esterno, con la fuoriuscita di pus e sangue. Altre volte il decorso è più serio perché si forma un ascesso pelvico ed è necessaria un’incisione chirurgica.

Durante la fase cronica, la fistola causa solo un lieve dolore e il pus esce in quantità ridotta. Tuttavia, nel tunnel appena scavato si può riformare un altro ascesso che, riaprendosi, può creare altri tunnel, ossia altre fistole. Ciò è quanto rischierebbe rifiutando il secondo intervento.

Se la fistola è intrasfinterica, il trattamento è semplice e il decorso dopo l’operazione breve. Basta infatti aprire a libro o asportare la fistola. Più complesso è invece il trattamento delle fistole soprasfinteriche, che comunque sono più rare ( circa il 5 per cento). Il trattamento però si è molto evoluto: oggi si asporta la fistola e l’orifizio interno è chiuso con un intervento di plastica interna. La guarigione completa avviene in una o due settimane.

Più di recente è stato introdotto l’uso del plug: un cilindretto di fibrina spugnosa che, introdotto nella fistola, ne accelera la chiusura. Gli interventi richiedono al massimo uno o due giorni di ricovero o nulla del tutto. Pertanto consiglio a chi è affetto da fistola di rivolgersi con fiducia a un proctologo. Le fistole trascurate, infatti, possono complicarsi e rendere più aggressivo il trattamento.