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Intervento Tumore al Colon-retto

Nel caso in cui si dovesse rendere necessario un intervento, il primo compito del chirurgo consisterà nel valutare, con precisione, l’estensione della malattia, attraverso la effettuazione di ulteriori esami diagnostici quali l’ecografia, la TAC con mezzo di contrasto, la RMN e la PET (tomografia ad emissione di positroni), la ecoendoscopia; poiché la malattia può diffondersi per continuità, all’interno del lume intestinale, per contiguità, attraverso le sue pareti a strutture limitrofi, o a distanza, attraverso il sangue e la linfa, così da raggiungere altri organi (metastasi). L’esame istologico, eseguito sulle biopsie effettuate in corso di colonscopia, consentirà, inoltre, di conoscere la “tipologia” del tumore e la sua “aggressività biologica”.

La determinazione nel prelievo di sangue dei markers tumorali ed, in particolare, dei valori di CEA (antigene carcino-embrionario) e di CA 19.9, ha scarsa utilità nelle fasi di diagnosi precoce e screening della malattia; ma riveste una certa importanza nella valutazione della gravità del quadro clinico, nel monitoraggio della risposta alla chemioterapia e nella verifica della eventuale ripresa di malattia. L’insieme delle indagini pre-operatorie consentirà, quindi, di “stadiare” la malattia e di programmarne il corretto approccio chirurgico, che potrà, a seconda delle necessità, essere preceduto da trattamenti chemio o radio-terapici neoadiuvanti.

Nel corso dell’intervento chirurgico, che potrà essere eseguito sia ad addome aperto che in laparoscopia, sarà indispensabile asportare, oltre alla stessa neoplasia, parti più o meno estese del colon (nel caso di lesione del colon destro si effettuerà una emi-colectomia destra, nel caso di una lesione del colon sinistro si effettuerà una emi-colectomia sinistra, ovviamente più o meno allargate al colon trasverso o al retto a seconda della precisa localizzazione). Questo perché nel corso dell’intervento andranno anche asportate tutte quelle strutture, in particolare i linfonodi (linfoadenectomia), e parte di quegli organi eventualmente coinvolti dalla malattia (metastasi). Tale comportamento è indispensabile per evitare le temibili recidive del tumore e per interrompere le vie di diffusione della malattia.

In alcuni casi, in ragione della particolare localizzazione della neoplasia nella porzione distale del retto, potrebbe essere necessario il sacrificio dell’ano e del suo sfintere ed il chirurgo potrebbe vedersi costretto a confezionare un ano artificiale definitivo, anche se oggi il ricorso a tale procedura è sempre più limitato per la maggiore precocità delle diagnosi, per l’affinamento delle tecniche chirurgiche e per il maggiore utilizzo di “suturatrici meccaniche” (strumenti idonei a cucire meccanicamente due segmenti intestinali) di ultima generazione come la Contour, da me ideata nel 2005.

Questa suturatrice semicircolare, utilizzabile sia per via laparotomica che per via laparoscopica, ha apportato un significativo miglioramento nelle resezioni rettali basse ed ultra basse ciò, non solo consente in larga parte dei casi di risparmiare l’ano e la sua funzione; ma favorisce, inoltre, una maggiore radicalità oncologica e rende l’intervento più semplice e sicuro. In altri casi potrebbe essere necessario confezionare un ano artificiale soltanto provvisorio con lo scopo di limitare il transito fecale e proteggere le “anastomosi” ( suture intestinali); ma anche in questo caso il miglioramento della tecnica, da me introdotto attraverso “l’intervento assistito per via trans-anale” così da consentire la prova di tenuta dell’anastamosi, il suo successivo “rinforzo” operato manualmente e la eventuale ricostruzione dello sfintere attraverso la realizzazione di un “lembo” (tecnica di trasposizione di tessuto), ne hanno ridotto drasticamente l’uso.

Finito il ruolo del chirurgo il paziente dovrà essere seguito da un oncologo medico che si occuperà, ove necessario, della esecuzione dei cicli di chemio e radio-terapia post-operatoria; ed, in ogni caso, organizzerà controlli periodici a distanza, così da segnalare in tempo una eventuale ripresa di malattia.