Il Tirreno

Prolasso dell’utero: nuova tecnica, tutta italiana

Il 20% delle donne in Toscana (percentuale analoga a livello nazionale) può andare incontro a discesa della vagina e dell’utero, del retto e della vescica, come conseguenza più spesso del parto, di situazioni quali anoressia e bulimia (condizioni queste ultime che rendono i legamenti più deboli, favorendo la discesa degli organi) e di tosse cronica. Le tecniche tradizionali riguardano il prolasso dell’utero, sovente seguito da recidiva, trascurando il resto con possibilità d’incontinenza urinaria e stitichezza.

Oggi la strategia chirurgica cambia: è una tecnica tutta italiana quella che consente, infatti, di risolvere contemporaneamente la discesa di vagina, vescica e retto. La nuova procedura è stata presentata da Antonio Longo (innovativo a suo tempo fu l’attuale tecnica di asportazione delle emorroidi) al congresso internazionale in Florida. Si chiama Pops (sospensione del prolasso degli organi pelvici, cioè addominali).

E in sostanza diversa la concezione dei vari disturbi addominali: quelli urologici, ginecologici e colonproctologici devono essere considerati nel loro insieme e non in maniera separata. In anestesia generale e con la metodica dei “tre fori”, si inserisce una benda sotto il peritoneo, la membrana che fascia gli organi interni. Viene ancorata alla vagina e fissata ai muscoli laterali dell’addome.

Rimane cioè inalterata la funzione di barriera fra retto e vescica, evitando l’espansione della prima e la compressione del secondo con grossi effetti collaterali. Fra i vantaggi della Pops, la conservazione dell’utero evitando i disturbi psicologici della sfera sessuale nel caso di sua asportazione.

Con un unico intervento, quindi, è possibile risolvere contemporaneamente gli scivolamenti verso il basso di tutti gli organi contenuti nel bacino. La durata della Pops è di 45 minuti circa, la degenza di 2-3 giorni e minima la convalescenza, dato che non prevede sezionamento ed asportazioni.

L’efficacia è del 98%, a fronte del 66% delle procedure tradizionali che comportano mediamente il 33% di ripetizioni. In chiave preventiva, l’ottica sempre più importante rimane quella di una visita medica precoce davanti ai primi disturbi. Da lì, secondo i casi, moderne indagini come la defecografia (poco usate dagli specialisti) possono fornire maggiori documentazioni per la scelta più adatta e funzionale.